Il fuoco dal profondo

Inviato da matteo il 28 Maggio 2013 - 2:37am
Prestito
Solo consultabile
Autore
Carlos Castaneda
Editore
Rizzoli
Data pubblicazione
Numero di pagine
277
Collocazione
ORS 299.79 CAS 7
Recensione

«Il Fuoco dal Profondo è anch'esso un prodotto dell'influenza esercitata da Florinda Matus. In quell'occasione, lei mi portò a concentrarmi sul maestro di don Juan, il nagual Julian. Florinda e la mia profonda concentrazione mi rivelarono che il Nagual Julian Osorio era stato un attore di un certo valore... ma soprattutto, era stato un uomo licenzioso, interessato esclusivamente a sedurre le donne, donne di ogni genere con cui entrava in contatto a ogni nuovo spettacolo. Era licenzioso al punto che la sua salute ne risentì e si ammalò di tubercolosi. Il suo maestro, il Nagual Elias, lo trovò un pomeriggio in un campo alla periferia di Durango, impegnato a sedurre la figlia di un ricco proprietario terriero. Per lo sforzo, ebbe un'emorragia così massiccia che rischiava di essergli fatale. Secondo Florinda, il Nagual Elias vide che non c'era modo di salvarlo, e l'unica cosa che potè fare in quanto Nagual fu arrestare il flusso di sangue. Poi gli fece una proposta. «Domattina alle cinque partirò alla volta delle montagne», disse. «Fatti trovare all'ingresso della città. Non mancare, altrimenti morirai, e prima di quanto tu creda. La tua sola possibilità di sopravvivenza consiste nel venire con me. Non potrò curarti, ma potrò deviare la tua inarrestabile marcia verso l'abisso che segna il termine della vita. Prima o poi, tutti noi esseri umani ci inoltriamo in quell'abisso. Io ti guiderò lungo quello sterminato crepaccio, alla sua destra o alla sua sinistra. Finché non cadrai, vivrai. Non guarirai mai del tutto, ma vivrai.»

«Il Nagual Elias non si aspettava granché dall'attore, che era pigro, inconcludente, incline all'autocommiserazione e perfino codardo. Rimase quindi molto stupito quando, alle cinque del mattino dopo, lo trovò ad attenderlo alle porte della città. Lo portò con sé fra le montagne e, col tempo, l'attore divenne il Nagual Julian: un tisico che, benché non si fosse mai curato, visse qualcosa come centosette anni, sempre camminando sull'orlo dell'abisso. «Naturalmente, è di estrema importanza che tu esamini il percorso seguito dal Nagual Julian lungo l'abisso», mi disse Florinda. «Al Nagual Juan Matus non importava, lo riteneva superfluo. Ma tu non hai il suo talento, e niente può essere superfluo per te, come Guerriero. Devi lasciare che i pensieri, i sentimenti, le idee degli antichi Sciamani messicani vengano a te liberamente.»

«Florinda aveva ragione. Io non ho lo splendore del Nagual Juan Matus e, proprio come lei aveva detto, nulla poteva essere superfluo per me. Avevo bisogno di tutti i puntelli, di tutte le indicazioni che potevo trovare. Non potevo permettermi di ignorare nessuna delle opinioni e concezioni degli antichi Sciamani, per quanto inverosimili mi apparissero. Studiare il percorso del Nagual Julian lungo l'orlo dell'abisso significava poter ampliare la ricostruzione mnemonica fino a comprendere anche i sentimenti che Julian doveva aver provato durante la sua stupefacente battaglia per la vita. Rimasi profondamente scioccato nello scoprire che lo aveva tenuto impegnato senza sosta, sempre in bilico tra la sensualità e una pericolosa inclinazione all'autoindulgenza, e uno strenuo attaccamento alla vita. La sua era stata quindi una lotta continua, sempre tesa al mantenimento di un equilibrio. Quella marcia sull'orlo dell'abisso equivaleva alla battaglia del Guerriero enfatizzata a un tale punto che ogni secondo poteva essere determinante. Ciononostante, se manteneva lo sguardo, l'enfasi e l'attenzione su quello che Florinda aveva definito l'orlo dell'abisso, la pressione si attenuava, e la sua disperazione era ben lontana da ciò che lo assaliva quando si accorgeva che le vecchie consuetudini tornavano ad assediarlo. In quei momenti, guardando al Nagual Julian, mi scoprivo a pensare che stavo ricapitolando un uomo del tutto diverso, più distaccato, più calmo, più padrone di sé.» (Carlos Castaneda, La Ruota del Tempo, pag. 140-142)

[tratto da CarlosCastaneda.it]

Fondo Stefano Orsini